L’acqua del rubinetto non è di serie B: smontiamo un mito che costa caro all’ambiente

Pubblicato il 3 aprile 2025 alle ore 08:59

In Italia ogni anno consumiamo più di 12 miliardi di litri di acqua in bottiglia. Siamo i primi in Europa e secondi al mondo (dopo il Messico). Ma perché? Semplice: un problema culturale che ci trasciniamo da decenni.

 

Negli anni Cinquanta bere acqua in bottiglia era quasi un simbolo di benessere. Chi poteva permettersela si sentiva “più moderno”, più igienico, persino più raffinato. Un salto generazionale rispetto ai genitori che bevevano l’acqua del rubinetto senza farsi troppe domande.

Questa percezione però, oggi, non ha più alcun fondamento reale. Eppure continua a influenzare i nostri comportamenti, portandoci a spendere di più... per qualcosa che in molti casi non è affatto migliore.

Facciamo i conti: quanto costa davvero l’acqua?

  • Acqua del rubinetto: costa solo € 0,00361 al litro.

  • Se aggiungiamo un filtro domestico (che migliora il gusto e riduce cloro e altre sostanze, secondo quanto dichiarato dai produttori), possiamo arrivare a € 0,08694 al litro al massimo.

Ora confrontiamola con l’altra:

  • Acqua in bottiglia (da supermercato): mediamente € 0,15 al litro, senza contare i costi ambientali legati a produzione, trasporto e smaltimento della plastica.

Insomma, paghiamo il doppio per un prodotto che spesso non è né più sicuro né più buono, ma semplicemente più pubblicizzato.

L’acqua pubblica è buona per legge

L’acqua di rubinetto in Italia è controllata costantemente, secondo parametri di legge molto severi. Ogni Comune è tenuto a garantire standard di qualità elevati, e le analisi sono pubbliche.

Più cittadini scelgono di bere acqua di rubinetto, più forte sarà la pressione sull’amministrazione pubblica per migliorare reti e controlli. È un circolo virtuoso: più consumiamo acqua del nostro acquedotto, più investimenti avremo nel sistema idrico.

Un gesto quotidiano, una scelta politica

Scegliere l’acqua del rubinetto non è un sacrificio, ma un gesto consapevole.
È una scelta economica, ecologica e anche culturale.
Significa uscire da una mentalità consumista che ci spinge a comprare ciò che potremmo avere quasi gratis, solo perché “ci fa sentire meglio”.

Bere acqua pubblica è un atto di fiducia verso la comunità.
È un modo per dire: non tutto deve passare dal mercato. Ci sono beni comuni che vanno protetti, utilizzati, valorizzati.

E l’acqua è il primo di questi.

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