In tutti i rapporti (2022-2024) di analisi dei metodi tariffari e gestionali emerge come il metodo TCP (Tariffa Corrispettiva Puntuale) sia il più efficace per aumentare la raccolta differenziata, nonostante lo stesso non porta necessariamente a una riduzione complessiva della produzione di rifiuti urbani (RU). Questo significa che, pur spingendo i cittadini a separare meglio i rifiuti e ridurre il residuo indifferenziato (RUR), non sempre si traduce in una minore quantità totale di rifiuti prodotti.

Il rapporto Arera come i numerosi contributi da parte di altri enti ed istituzioni costituiscono senza dubbio un lavoro egregio in grado di quantificare l'effettivo impatto su Qualità e Quantità della raccolta differenziata e Quantitativo dei rifiuti differenziati e non differenziati, dei diversi regimi tariffari e delle rispettive gestioni, sia in ambito nazionale che regionale. Tuttavia, un riordino tariffario non può prescindere dall'effettivo "peso" dei vari metodi sui cittadini. Abbiamo cercato i motivi principali dei progressivi aumenti tariffari rispetto ai vari metodi.
Perché il metodo TCP non riduce il totale dei rifiuti?
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Cambio di abitudini senza riduzione complessiva
- Il sistema incentiva una migliore separazione, ma non interviene sulle cause alla base della produzione di rifiuti.
- Le persone possono essere più attente nel differenziare, ma non necessariamente consumano di meno o evitano gli imballaggi.
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Effetto “spostamento” dei rifiuti
- Alcuni rifiuti vengono dirottati verso il recupero o i centri di raccolta (ad esempio i centri del riuso), ma il volume complessivo non si riduce.
- L’aumento della raccolta differenziata potrebbe semplicemente significare che più rifiuti vengono separati, non che meno rifiuti vengono prodotti.
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Mancanza di incentivi diretti alla prevenzione
- Il TCP è costruito per premiare chi differenzia bene, ma non necessariamente chi riduce la quantità totale di rifiuti.
- Per ottenere una riduzione effettiva servirebbero incentivi specifici per chi produce meno rifiuti in assoluto.
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Ruolo dell’economia e dei consumi
- La produzione di rifiuti è spesso legata a fattori economici: in aree con alto consumo, anche la produzione di rifiuti resta elevata nonostante la tariffazione puntuale.
- Il sistema produttivo attuale continua a generare molti imballaggi e prodotti a fine vita, rendendo difficile una riduzione netta.
Sul punto, risulta di particolare interesse la pubblicazione di "Laboratorio Ref" del 14 gennaio 2025 "Rifiuti e PIL: perché l'Italia produce più rifiuti tra i grandi Paesi UE?"
Soluzioni possibili per ridurre il totale dei rifiuti
- Maggiori incentivi alla riduzione alla fonte: ad esempio, sconti per chi usa compostaggio domestico, chi acquista prodotti sfusi o chi aderisce a pratiche di riuso.
- Campagne educative per far capire che la riduzione dei rifiuti è più importante della sola differenziazione.
- Regolamentazione sugli imballaggi e promozione di materiali riutilizzabili anziché usa e getta.
- Estensione della tariffazione puntuale a più frazioni di rifiuto (non solo il RUR), per far pagare di più chi produce maggiori quantità di rifiuti, anche se differenziati.
In seconda analisi, l'aumento delle tariffe ed il loro collegamento al quantitativo di rifiuti conferiti aumenta il rischio di incentivare l’abbandono dei rifiuti. Alcuni studi e osservazioni sul campo hanno evidenziato che, se mal gestito, il sistema può portare a fenomeni di abbandono illegale. Siamo pertanto alla seconda criticità e seconda domanda:
Perché il TCP potrebbe incentivare l'abbandono dei rifiuti?
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Costi aggiuntivi per chi produce più rifiuti
- Poiché la tariffa è calcolata sulla quantità di rifiuti indifferenziati prodotti, alcuni cittadini potrebbero cercare di evitare il pagamento smaltendo illecitamente i loro rifiuti in luoghi non autorizzati (campagne, boschi, strade isolate).
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Evasione del sistema
- In alcuni contesti, si è riscontrato un aumento della pratica di conferire rifiuti nei cassonetti di altri utenti o di utilizzare i cestini pubblici per disfarsi del rifiuto residuo senza pagarne il costo.
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Carenza di controlli e sanzioni
- Se il sistema non è supportato da adeguati controlli, telecamere, multe e ispezioni, l’abbandono di rifiuti può diventare un fenomeno diffuso.
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Difficoltà per alcune categorie di utenza
- Alcune attività commerciali e produttori di rifiuti non domestici potrebbero trovare più conveniente scaricare illegalmente i propri rifiuti piuttosto che pagarne il corretto smaltimento.
Come prevenire il problema dell'abbandono?
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Struttura tariffaria equilibrata
- Introdurre soglie minime di conferimento per evitare che il costo aggiuntivo diventi eccessivo e spinga all’illecito.
- Premiare chi produce meno rifiuti, ma senza penalizzare eccessivamente chi ne produce di più.
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Controlli e sanzioni severe
- Videosorveglianza nei punti critici di abbandono.
- Aumento delle ispezioni e multe salate per chi abbandona rifiuti.
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Incentivi per pratiche virtuose
- Promuovere il compostaggio domestico con riduzioni in bolletta.
- Favorire centri del riuso e il riutilizzo di materiali, riducendo alla base la quantità di rifiuti.
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Miglioramento dell’accessibilità ai servizi
- Installare isole ecologiche facilmente raggiungibili per chi non può usufruire della raccolta porta a porta.
- Aumentare le fasce orarie di apertura dei centri di raccolta.
- Mantenimento ed integrazione con i sistemi e banche dati comunali
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- Evitare nel cambio del metodo tariffario la completa disattivazione dei sistemi di gestione banche dati integrate con fonti esterne presenti all'interno della gestione comunale Tari e Rapporti con utenti
- Aumentare sistemi di integrazione e dialogo tra sistemi informatici ed informativi comunali e dei gestori.
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Conclusione
Il TCP è un ottimo strumento per aumentare la raccolta differenziata, ma da solo non basta per ridurre la produzione complessiva di rifiuti. Se non viene accompagnato da misure adeguate, può portare ad aumenti tariffari progressivi e conseguente incremento dell’abbandono dei rifiuti. La chiave per il successo sta in un bilanciamento tra incentivi, controlli e servizi che permettano agli utenti di smaltire correttamente i rifiuti senza cercare scorciatoie illegali, ad una buona gestione delle anagrafiche degli utenti, a sistemi di aggiornamento delle stesse utenze collegati alle banche dati comunali e costruite in decenni di lavoro ed investimenti in ambito di gestione diretta delle entrate. Aggiornamenti e collegamenti che spesso vengono disattivati nel passaggio della gestione rapporto con utenti dal Comune al Gestore del servizio.
Si badi bene: l'introduzione di sistemi di misurazione del quantitativo del rifiuto, l'introduzione della tariffa puntuale non costituiscono il problema. Al contrario costituiscono la soluzione. Ma l'accelerata sulla loro adozione deve andare di pari passo con l'introduzione di adeguati sistemi di interscambio dati delle utenze (comune/gestore), oltre che con un accelerata sul fronte della governance e della dotazione impiantistica.
A tal proposito, la vera partita si gioca sui numeri. Da un lato si parla di successo tutto italiano per l'alta percentuale di rifiuto riciclato, dall'altro l’Italia non ha ancora operato il disaccoppiamento tra produzione di rifiuti e crescita del PIL. In particolare, siamo il Paese dove la produzione di rifiuti da attività economiche è aumentata maggiormente (14,8%), a fronte dell’incremento più contenuto del PIL (7,2%).
La produzione di rifiuti per unità di PIL rimane superiore a quella degli altri grandi Paesi UE. E’ soprattutto nella produzione di rifiuti da trattamento dei rifiuti che l’Italia sembra aver invertito la rotta. Per ridurre la produzione di rifiuti, occorre potenziare la disciplina dei sottoprodotti, dotare il riciclo di strumenti economici di sostegno e rinforzare la capacità di recupero energetico per trattare scarti e rifiuti non riciclabili.
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