L'opinione pubblica è spesso divisa tra necessità ed urgenza di realizzare termovalorizzatori per chiudere il ciclo dei rifiuti e contrasto alla loro realizzazione. Chi conosce il ciclo dei rifiuti sa bene che senza i termovalorizzatori non è possibile chiudere il ciclo, aumenta il volume in discarica e costringe all'esportazione quando le discariche sono ormai al collasso. Al contrario, chi osteggia i termovalorizzatori dalla sua chiama in causa la differenziata come utile alternativa. Dimenticando però che differenziare non significa riciclare e che la parte di rifiuto non riciclabile deve trovare ulteriore trattamento ed una sua destinazione, che naturalmente dovrebbe essere quella del recupero di energia.

Ma non esistono solo i termovalorizzatori nell'impresa di recupero dell'energia da rifiuti. Un settore poco conosciuto, infatti, è rappresentato dai cementifici che utilizzano combustibili fossili per alimentare le proprie fornaci. Vediamo l'alternativa ecologica che riduce il ricorso alle discariche ed il ricorso a combustibili fossili primari.
Lo scarto plastico, denominato plasmix, derivante dal processo di riciclaggio degli imballaggi di plastica, viene gestito e trasformato in combustibile solido secondario (CSS).
Il processo inizia con la raccolta differenziata, dove i cittadini "dovrebbero conferire nel cestino della plastica solamente gli imballaggi" come bottiglie d'acqua e contenitori per alimenti, come indicato da un decreto legislativo del 1997. Negli impianti di riciclaggio, questi imballaggi vengono selezionati per separarli dal resto dei rifiuti. La plastica selezionata viene poi avviata al vero e proprio riciclo, dove viene trasformata in scaglie o granuli utilizzati per creare nuovi prodotti.
Come detto, non tutta la plastica può essere riciclata. La frazione residuale che non viene avviata al riciclo prende il nome di plasmix. Il plasmix contiene sia errori della raccolta differenziata (come giocattoli o fazzoletti di carta) sia imballaggi di plastica non riciclabili (come le buste per il caffè in poliaccoppiato).
Esso viene trasformato in CSS presso gli appositi impianti di trattamento. Il processo di trasformazione include diverse fasi:
- Il plasmix viene scaricato da muletti su un nastro trasportatore che lo conduce a un trituratore, il quale riduce il rifiuto in frammenti di qualche centimetro.
- Successivamente, avviene la deferrizzazione, dove vengono rimossi eventuali frammenti di metalli ferrosi presenti nel rifiuto tramite un altro nastro trasportatore.
- Il plasmix viene poi trasportato in un separatore idraulico, una scatola grigia che utilizza getti di aria compressa per separare i metalli indesiderati (come vetro o metalli non ferrosi) in base al loro peso specifico. Questi materiali verrebbero scartati perché potrebbero creare problemi nel combustibile finale.
- A questo punto, il plasmix passa in un separatore che divide il rifiuto in tre diversi flussi, ognuno monitorato da telecamere (sia normali che termiche) per permettere agli operatori di intervenire in caso di problemi.
- Lungo ciascuna delle tre linee è presente un separatore ottico dotato di un sensore infrarossi che rileva frammenti residui di metalli non ferrosi o plastica clorurata come il PVC. Quando tali frammenti vengono rilevati, un sistema di getti di aria compressa li separa dal resto del rifiuto. È possibile impostare la sensibilità del sensore ottico per decidere il grado di purezza del combustibile finale.
- Il plasmix viene poi sottoposto a un'ulteriore deferrizzazione e triturazione in macchinari raffinatori per ottenere la misura adatta ai cementifici.
- Infine, il materiale trasformato viene scaricato in vasche: questo è il CSS (combustibile solido secondario).
Il CSS prodotto ha un potere calorifico simile a quello dei combustibili fossili utilizzati nei cementifici, oscillando mediamente tra i 18 e i 25 megajoule su chilo e potendo raggiungere valori superiori simili al pet coke (25-30 megajoule su chilo) nella migliore qualità.
Esistono diverse qualità di CSS, e la qualità più alta, denominata CSS End of waste, per legge non è più considerata un rifiuto ma un combustibile a tutti gli effetti utilizzabile nei cementifici al posto del pet coke. L'utilizzo del CSS offre vantaggi ambientali, come una riduzione delle emissioni di CO2 (circa 550-1300 kg di CO2 risparmiati per ogni tonnellata di CSS utilizzata al posto del pet coke) e una diminuzione della dipendenza dalle importazioni di pet coke, rendendolo anche più economico. Come accennato, l'utilizzo del CSS limita la quantità di rifiuti destinati alla discarica. E questo non è poco!
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