La faccia nascosta dell’intelligenza artificiale, quella che nessuno vuole vedere

Pubblicato il 14 aprile 2025 alle ore 08:08

Oggi parliamo di una faccia nascosta dell’intelligenza artificiale, quella che nessuno vuole vedere: il suo impatto ambientale.
Sì, perché dietro le risposte brillanti di un chatbot o le immagini generate da un’IA… si nasconde un enorme consumo di energia elettrica e acqua.

L’IA non è magica… è elettrica.
Addestrare un modello come ChatGPT può richiedere centinaia di megawattora. E il suo utilizzo quotidiano? Si stima 1 gigawattora al giorno, quanto il consumo di 33.000 famiglie americane!

Solo nel 2023, Google e Microsoft hanno consumato 24 terawattora ciascuna: più di interi paesi come Islanda, Ghana o Tunisia.
E non finisce qui. Entro il 2030, i consumi dei data center – alimentati proprio dall’IA – potrebbero raddoppiare.

💧 Il problema del consumo d’acqua

E l’acqua? Per raffreddare i server che tengono in vita l’intelligenza artificiale servono enormi quantità d’acqua.
L’addestramento di Google Bard, ad esempio, ha causato un aumento del 20% nel consumo idrico dell’azienda.
In pratica, ogni domanda che fai a un’IA può avere un costo invisibile in litri d’acqua.

🌍 Le prospettive future

Se non cambiamo rotta, nei prossimi anni l’IA potrebbe consumare quanto una nazione intera.
Una tecnologia che promette di risolvere i problemi del mondo… rischia di crearne di nuovi.

🌱Le soluzioni possibili

Ma non tutto è perduto. Ci sono soluzioni reali:

  1. Modelli più leggeri e ottimizzati, che richiedano meno energia per funzionare.

  2. ☀️ Data center alimentati da fonti rinnovabili: solare, eolico, geotermico.

  3. 🧊 Raffreddamento intelligente, con sistemi ad aria o a immersione liquida, che riducano l’uso d’acqua.

  4. 📊 Uso consapevole dell’IA: chiediamoci sempre se abbiamo davvero bisogno di quella risposta generata artificialmente.

 

L’intelligenza artificiale può essere uno strumento straordinario…
ma solo se impariamo a usarla in modo etico e sostenibile.

Se anche tu credi in un futuro in cui tecnologia e natura possono coesistere, condividi questo articolo.

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